Truffa del lavoro, tornano le offerte false | Appena rispondi all’annuncio iniziano i guai: resti senza un centesimo

Offerte di lavoro truffa attenzione (Canva foto) - www.systemcue.it
Offerte di lavoro fasulle: se cadi nella trappola è la fine, rischi grosso anche solo rispondendo all’annuncio.
I messaggi che promettono opportunità lavorative da remoto sono ormai diventati una presenza costante nelle caselle di posta e nei cellulari. Un testo anonimo, un numero sconosciuto o un’email troppo lunga spesso nascondono insidie più gravi di quanto si possa immaginare. Molti decidono di ignorare e cancellare, altri invece, attratti dalla promessa di guadagni rapidi, finiscono per abboccare.
Il fenomeno è tutt’altro che marginale. Questi messaggi fanno leva sul bisogno di stabilità economica e sulla curiosità, sfruttando la fiducia delle persone. Un click di troppo può trasformarsi nell’inizio di un percorso senza ritorno.
L’elemento che rende tali proposte particolarmente insidiose è la loro apparente semplicità. Non viene chiesta esperienza specifica, né competenze avanzate: basta avere un’età minima e una connessione internet. Una formula che sembra abbattere le barriere d’ingresso al mondo del lavoro, ma che si rivela presto una trappola attentamente costruita.
Molti truffatori si nascondono dietro nomi di aziende sconosciute, talvolta presentandosi come responsabili di reparti tecnologici o di marketing. Il linguaggio è sempre rassicurante, l’approccio studiato per non destare sospetti.
Quando la curiosità diventa indagine
Invece di limitarsi a cancellare il messaggio, il giornalista Alex Sammon ha deciso di fare un passo diverso: fingere di cadere nella rete. Lo ha fatto consapevolmente, per raccontare dall’interno i metodi usati dai finti reclutatori. Come riferisce Il Fatto Quotidiano, la sua esperienza è iniziata con una proposta di “test di prodotto a distanza”, apparentemente priva di rischi e molto diffusa in questi messaggi.
Sammon ha interagito con una sedicente reclutatrice di nome Cathy, che si presentava come dipendente di una società chiamata “Interleave”. Il lavoro promesso consisteva nell’aumentare ascolti musicali attraverso clic ripetuti, con la giustificazione che “l’intelligenza artificiale non può farlo, solo le persone reali possono partecipare”. Da quel momento, l’inchiesta ha preso una piega sempre più intricata.

La spirale delle false promesse
Il giornalista si è trovato immerso in un percorso fatto di chat su WhatsApp, accessi a piattaforme sconosciute e richieste sempre più sospette. Gli veniva chiesto di inviare screenshot, di seguire procedure di “onboarding” e soprattutto di acquistare Bitcoin per poter continuare a lavorare. Ogni passaggio sembrava avvicinarlo ai guadagni, ma in realtà lo allontanava.
Alla fine Sammon non ha mai ricevuto un centesimo, ma ha perso meno di 100 dollari in nome della ricerca giornalistica. La sua testimonianza mostra quanto queste truffe siano radicate e sofisticate. “Non so ancora la portata dell’operazione – ha ammesso – penso che sia significativo che sotto gran parte di questa tecnologia apparentemente automatizzata ci siano ancora persone reali, che ti truffano per ottenere bitcoin”. Un inganno che, nel 2024, è costato agli americani oltre 470 milioni di dollari, secondo i dati ufficiali.