Social e WhatsApp, diventano i nemici degli italiani | L’agenzia delle Entrate ti spia così: sei fregato dal Fisco

Illustrazione di una serie di social network (Canva FOTO) - systemscue.it
Purtroppo i social possono diventare pericolosi, e le segnalazioni potrebbero arrivare anche direttamente all’Agenzia delle Entrate.
I social network fanno ormai parte della vita quotidiana di milioni di persone, ma dietro la loro apparente leggerezza si nascondono rischi reali. Il primo è legato alla protezione dei dati personali: condividere foto, abitudini o informazioni private espone gli utenti a tracciamenti, furti di identità e uso improprio dei contenuti.
Un altro pericolo crescente è quello del cyberbullismo, soprattutto tra i più giovani. Commenti offensivi, minacce e insulti pubblici possono avere un impatto profondo sulla salute mentale, generando ansia, isolamento e perdita di autostima. Sui social, purtroppo, l’anonimato spesso alimenta comportamenti aggressivi.
C’è poi la questione della disinformazione: post e notizie false si diffondono rapidamente, contribuendo a creare confusione e sfiducia. Le piattaforme tendono a mostrare contenuti simili a quelli già visualizzati, rafforzando opinioni distorte e limitando il confronto.
Infine, non va sottovalutato il rischio di dipendenza. Scrollare in modo compulsivo, inseguire “like” o sentirsi esclusi se si resta offline sono segnali che qualcosa non va. Usare i social con equilibrio, invece, aiuta a trarne il meglio senza subirne gli effetti negativi.
Quando il fisco bussa anche online
C’erano una volta i controlli fiscali “vecchio stile”, quelli con le carte, le ricevute e gli estratti conto stampati. Oggi, invece, tutto si è spostato anche nel digitale. Social network, app di messaggistica, profili pubblici… tutto può finire sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Non è fantascienza, ma realtà: i controlli si sono evoluti e ora seguono anche le tracce digitali.
Post sospetti, conversazioni ambigue, foto che non tornano con le dichiarazioni dei redditi: può bastare poco per far scattare un approfondimento. Se un tenore di vita ostentato online non coincide con quello dichiarato ufficialmente, è lì che può partire un’indagine. E no, non serve nemmeno che sia tutto pubblico: in certi casi, anche le chat private possono finire nei fascicoli.

Una situazione particolare
Come riportato da Brocardi, a chiarirlo definitivamente ci ha pensato la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1254 del 18 gennaio 2025: uno screenshot di WhatsApp può valere come prova in un procedimento fiscale, a patto che venga dimostrata la sua autenticità e integrità. In pratica, se un messaggio scambiato in chat mostra qualcosa di rilevante come accordi “in nero” o ammissioni di spese non registrate, può essere usato dagli inquirenti.
E non finisce qui. In caso di controlli in uffici o ambienti dove si svolge un’attività economica, la Guardia di Finanza può sequestrare dispositivi elettronici: computer, smartphone, hard disk… tutto ciò che può contenere elementi utili. Le mail, i messaggi, i post: ogni file può diventare parte dell’inchiesta (Fonte: Brocardi).