Settembre 2025, arriva il REGALO del GOVERNO | In un sol colpo arriva un pacco di soldi: basta non andare in pensione

Pacco regalo (Depositphotos foto) - www.systemcue.it
Un incentivo interessante pensato per chi sceglie di lavorare ancora un po’, rinunciando (per ora) alla pensione.
In Italia, ogni volta che si parla di pensioni, si alza un polverone. Negli ultimi tempi, poi, è diventato ancora più complicato capire cosa conviene fare davvero. Chi ha raggiunto i requisiti per smettere di lavorare si trova davanti a una scelta che non è più solo personale, ma anche strategica. In tutto questo, ora c’è una novità interessante.
Non si tratta solo di restare in ufficio qualche mese in più: dietro la permanenza al lavoro si nascondono vantaggi economici non trascurabili. E no, non è la solita promessa vaga: stavolta, qualcosa di concreto si muove davvero. In un periodo dove esperienza e competenze diventano oro puro, trattenere chi ne ha da vendere è una priorità.
Negli ambienti lavorativi, specie nel pubblico impiego, le voci corrono: “Hai sentito del bonus che arriva a settembre?” – “Ma è vero che aumentano lo stipendio se non vai in pensione?”. E proprio questo crea curiosità, ma anche un bel po’ di confusione.
Settembre è dietro l’angolo, e con lui anche una misura che potrebbe cambiare le carte in tavola per molti lavoratori. Un intervento concreto che si traduce in soldi in più a fine mese. C’è solo un requisito di fondo: scegliere di restare ancora un po’ prima di salutare per sempre il proprio posto di lavoro.
Una proposta che prova a trattenere i senior
Ok, veniamo al punto. Dal 1° settembre 2025 scatta ufficialmente quello che tutti hanno cominciato a chiamare “bonus Giorgetti”. In pratica, è un incentivo pensato per chi potrebbe già andare in pensione, ma decide di rimandare. Secondo quanto spiegato su QuiFinanza, il vantaggio è piuttosto concreto: si parla di quasi un +10% in busta paga.
Come funziona? Molto semplice (più o meno): il lavoratore trattiene per sé la sua parte di contributi previdenziali, quella che di solito va all’INPS. Parliamo del 9,19% dello stipendio lordo. E questa somma, attenzione, non viene tassata. Quindi resta tutta nel netto mensile. Intanto il datore di lavoro continua a versare la propria quota, così la pensione futura non ne risente. O almeno… non troppo. Ma chi può accedervi?

Chi può ottenerlo (e chi no)
Ovviamente non tutti possono accedere a questa possibilità. Anzi, la platea è piuttosto ristretta. Parliamo di due categorie ben precise: chi ha i requisiti per Quota 103 (cioè 62 anni d’età e 41 di contributi), oppure chi può già andare in pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 per le donne). Se rientri qui, allora forse ti conviene farci un pensiero. Nel settore privato, il bonus si vedrà già da settembre. Per i dipendenti pubblici, invece, ci sarà da aspettare novembre.
Ma attenzione: bisogna farne richiesta, non arriva da solo. Il tutto nasce per cercare di trattenere personale esperto e dare un attimo di respiro al sistema pensionistico, che – tra natalità in caduta libera e pensioni da pagare – fa sempre più fatica a reggere. Eppure, non tutti sono convinti. C’è chi dice che, a lungo andare, rinunciare a quei contributi potrebbe significare pensioni più basse. Insomma, più soldi oggi… forse meno domani. Sta tutto nel decidere cosa serve di più: un aumento ora o una rendita sicura tra qualche anno.