IronCub3 spicca il volo: per la prima volta al mondo un robot umanoide decolla con propulsione a getto

IronCub3 decolla alla grande: il primo robot umanoide al mondo a volare con motori a getto è made in Italy.

Ok, forse ci siamo: il sogno di vedere un robot umanoide volare non è più una fantasia da film di fantascienza. Da qualche tempo si parla sempre più spesso di automi intelligenti, capaci di muoversi tra ostacoli, riconoscere volti, svolgere compiti sempre più complessi… ma volare? No, quello sembrava ancora fuori portata. Eppure adesso qualcosa è cambiato, e stavolta non si tratta di simulazioni.

La verità è che il confine tra macchina e ingegno umano continua ad assottigliarsi. L’idea che un robot possa sollevarsi da terra, mantenere l’equilibrio mentre i suoi propulsori sputano gas bollenti, e magari anche atterrare senza distruggersi, sembrava ancora troppo complicata. E invece no, perché in laboratorio c’è chi ci lavora da anni, integrando aerodinamica, AI e tanto, tanto collaudo.

Per far volare un robot umanoide, non basta piazzargli dei motori addosso. Bisogna riscrivere tutto: dal modo in cui calcola il proprio equilibrio, alla struttura stessa del suo corpo, passando per il software che comanda ogni movimento. È un lavoro di fino, dove ogni parametro conta. Ma quando funziona, beh… allora è uno spettacolo.

Ecco, in Italia c’è un team che questo spettacolo ha deciso di metterlo in scena. E non in qualche laboratorio segreto sotto una montagna, ma in una struttura reale, con persone vere, che da tempo credono che un robot possa non solo camminare tra noi, ma anche volare sopra le nostre teste.

La svolta dell’umanoide che vola

Il 18 giugno 2025 resterà una data piuttosto speciale per l’Istituto Italiano di Tecnologia. Quel giorno, iRonCub3 è riuscito a sollevarsi da terra di circa mezzo metro, restando in volo stabile grazie a quattro motori a reazione installati su braccia e schiena. Un risultato che ha dell’incredibile, e non è un modo di dire.

Come riporta innovationpost.it, dietro c’è il lavoro del laboratorio AMI di Genova, in collaborazione con il DAER del Politecnico di Milano e la Stanford University. Ognuno ha messo il proprio pezzo: chi si è occupato della galleria del vento, chi ha fornito algoritmi di deep learning per prevedere i comportamenti in volo. Il robot pesa circa 70 kg e può generare una spinta superiore a 1000 newton. Le turbine scaldano fino a 800 gradi, quindi non proprio una brezza leggera sotto i piedi. La sfida più tosta?

I propulsori di Ironcub3 (Artificial and Mechanical Intelligence - youtube screenshot) - www.systemcue.it
I propulsori di Ironcub3 (Artificial and Mechanical Intelligence – youtube screenshot) – www.systemcue.it

Verso scenari operativi estremi

Gestire un robot dalla forma umana mentre si libra in aria. Mica facile mantenere stabile una struttura con arti mobili, giunti, un centro di massa ballerino e… gas caldi che schizzano a quasi la velocità del suono. Il segreto è tutto in un sistema software capace di adattarsi in tempo reale e reagire in pochi millisecondi. Ora che il robot ha spiccato il primo volo, il piano è di portarlo fuori dal laboratorio. I prossimi test si faranno all’Aeroporto di Genova, in un’area dedicata che permetterà di spingere un po’ di più — senza il rischio di bucare il soffitto. L’obiettivo? Capire se può volare anche in condizioni meteo non perfette, magari con vento o polvere.

E il futuro? I ricercatori dell’IIT immaginano scenari d’emergenza: terremoti, incendi, zone inaccessibili all’uomo. In quei contesti, iRonCub3 potrebbe essere teleoperato a distanza dopo l’atterraggio, portando strumenti, cercando sopravvissuti o semplicemente esplorando senza mettere a rischio vite umane. Una nuova generazione di robot? Forse. Intanto, uno ha già iniziato a volare.