I 10 virus informatici più spaventosi della storia: miliardi di danni e caos globale

Milioni di euro di danni (Canva) - systemscue.it
Ancor oggi, si ha a che fare con virus informatici che riescono a disinnescare interi sistemi. Quindi, come fare a difendersi?
Un tempo considerati semplici scherzi digitali, i virus informatici son oggi una minaccia concreta e globale. Tanto che, ogni giorno, vengono appunto individuati più di 350 mila nuovi malware, con un impatto economico devastante – il quale supera, infatti, i 55 miliardi di dollari l’anno. Le moderne infrastrutture digitali, sempre più interconnesse, offrono purtroppo un terreno fertile per queste aggressioni, le quali colpiscono privati, aziende e istituzioni. E come ricorda hp.com, la criminalità informatica non conosce confini, e cresce di pari passo con la nostra dipendenza dalla tecnologia.
Il virus più dannoso mai creato è “Mydoom”, apparso nel 2004, e capace di generare oltre 38 miliardi di dollari di danni. Diffusosi attraverso e-mail di massa, è riuscito a infettare migliaia di computer, trasformandoli in una botnet dedita ad attacchi DDoS. E ancor oggi, rappresenta circa l’1% delle e-mail di phishing globali, testimonianza della sua persistenza e della difficoltà di estirparlo completamente.
Ma dopo Mydoom, vi son anche Sobig e Klez, che hanno consolidato la reputazione dei “worm” come fra le armi più pericolose del web. Sobig, nel 2003, ha paralizzato sistemi di prenotazione e reti aziendali, causando perdite per 30 miliardi di dollari. Klez, invece, nel 2001 ha infettato quasi 7 milioni di PC, falsificando mittenti, e propagandosi attraverso reti interne (con danni stimati in 19,8 miliardi di dollari).
Mentre nel 2000, il mondo si trovò di fronte a un nuovo nemico travestito da emozione: il virus ILOVEYOU, che fatto circolare come una lettera d’amore, infettò oltre 10 milioni di computer, in pochi giorni. Nello specifico, fu creato da uno studente filippino, il quale aveva l’obiettivo di rubare password; e la sua diffusione divenne talmente incontrollabile, da dimostrare quanto curiosità e coinvolgimento emotivo, possano esser armi potenti, nel cyberspazio.
“WannaCry”, e il regno del ransomware
Nel 2017, WannaCry mise in ginocchio ospedali, aziende e governi, in ben 150 Paesi. Ransomware il quale criptava i file delle vittime, chiedendo poi un riscatto per sbloccarli. L’attacco venne bloccato solo grazie a un giovane ricercatore britannico, ma mise in luce la vulnerabilità dei sistemi obsoleti, e l’importanza cruciale degli aggiornamenti di sicurezza.
Nel 2007, Zeus inaugurò poi, l’era del furto digitale, su larga scala. Venne utilizzato per sottrarre credenziali bancarie, e trasferire fondi; colpì migliaia di aziende, in quasi duecento Paesi. E con una rete di botnet estremamente sofisticata, dimostrò come il cybercrimine può diventare un’attività organizzata e redditizia, paragonabile a una vera multinazionale dell’illegalità.

Dalle infezioni ai riscatti: nuove forme di minaccia
Da Code Red a CryptoLocker, passando per Sasser e Slammer, ogni virus ha introdotto un’evoluzione del male informatico: ovvero, dall’attacco ai siti web, fino al blocco dei dati aziendali. Il ransomware, in particolare, si è appunto imposto come la nuova frontiera del profitto illecito, spingendo molte aziende a pagare, pur di non perdere dati essenziali.
Oggi, nonostante i sistemi di sicurezza siano molto più evoluti, i rischi non son tuttavia scomparsi, poiché la minaccia si è solo spostata su nuovi fronti, come il phishing, le truffe via social, e i malware mirati a dispositivi mobili. E per proteggersi, servono dunque aggiornamenti costanti, buone pratiche digitali, e consapevolezza. Dal momento che, in un mondo sempre più connesso, la prima linea di difesa resta comunque, l’utente stesso.
