FISCO, non c’è limite ai controlli | Vengono a chiederti anche i soldi di diversi anni addietro: se non hai pezze di appoggio sei finito

Il fisco viene a casa tua (Canva) - systemscue.it
Se qualcuno bussa alla tua porta, e dice di essere il fisco, comincia a cercare i documenti, altrimenti rischi l’arresto.
Capire la propria posizione debitoria, significa avere un quadro chiaro di quanto si deve; a chi; e a quali condizioni. Un passaggio, questo, fondamentale per gestire appunto in modo efficace, le proprie finanze, e prevenire situazioni d’insolvenza.
Il primo passo, consiste nel raccogliere e analizzare tutti i documenti relativi a prestiti, mutui, carte di credito, e bollette arretrate. Mentre contratti, estratti conto, e comunicazioni ufficiali, forniscono informazioni precise su importi, tassi d’interesse e scadenze.
Dunque, per avere dati aggiornati, è importante confrontarsi direttamente con banche, finanziarie o fornitori di servizi. Essendo, in alcuni casi, possibile anche consultare registri ufficiali o servizi online, i quali riportano eventuali segnalazioni nelle banche dati creditizie.
Una volta definita la situazione, si possono quindi pianificare strategie di rimborso e riduzione del debito. Poiché esser consapevoli della propria posizione è il primo passo, per ritrovare proprio una stabilità economica.
Controlli fiscali, e limiti temporali
L’Agenzia delle Entrate, ha il potere di verificare i movimenti del conto corrente di qualsiasi contribuente, sebbene tali controlli non possano risalire indefinitamente nel tempo. Come spiegato da money.it, anche l’amministrazione finanziaria deve infatti attenersi a precisi limiti di legge; e questo perché, con il passare degli anni, diventa difficile, per il cittadino, conservare documenti e giustificativi utili a dimostrare la provenienza di determinate somme.
Sì, ricevere una verifica fiscale può spaventare anche il contribuente più onesto. Ma la difficoltà principale sta nel fornire prove documentali, così che in mancanza di esse, si rischi in realtà di dover pagare imposte e sanzioni, anche su denaro già tassato. Ad esempio, chi ha risparmiato in contanti per anni, e decide di versare la somma in banca, potrebbe non aver le prove dell’origine lecita, del denaro in questione.

Il fattore tempo, come tutela
La legge prevede, in ogni caso, che il Fisco possa controllare fino a cinque anni addietro, calcolati ovviamente dal 1° gennaio dell’anno successivo, alla presentazione della dichiarazione dei redditi. Se, invece, la dichiarazione è omessa, il termine si estende a sette anni. Motivo per cui, oltre questi limiti, il contribuente non è più tenuto a fornire giustificazioni.
Se un deposito vien effettuato nel 2025, la dichiarazione sarà quindi presentata nel 2026. I cinque anni, decorrono dal 1° gennaio 2027, e si concludono il 31 dicembre 2031. Dopo tale data, eventuali accertamenti su quel versamento, non saranno più validi, a meno che non ne sia stata omessa la dichiarazione (per cui il termine slitterebbe, perciò, al 2033).