FISCO, col benestare del Governo ora non guarda più in faccia a nessuno | Non puoi farci nulla: controlli a qualsiasi ora

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Controlli del fisco (Canva foto) - www.systemcue.it

Il Fisco tiene d’occhio ogni conto: non solo i soldi che ricevi, ma anche quelli che spendi possono finire sotto esame.

Molti italiani si sentono al sicuro pensando che il proprio conto corrente sia un luogo privato, uno spazio personale inaccessibile agli occhi esterni. In passato, l’idea che prelievi e versamenti quotidiani potessero attirare l’attenzione del Fisco sembrava lontana. Oggi, però, questa certezza vacilla. Anche un semplice bonifico può destare sospetti, se non coerente con quanto dichiarato nella propria dichiarazione dei redditi.

L’amministrazione tributaria ha potenziato gli strumenti di verifica e, grazie all’evoluzione tecnologica e normativa, può incrociare in tempo reale i dati finanziari con quelli fiscali. Non è solo questione di grandi cifre o operazioni insolite: anche l’assenza di movimenti regolari o il frequente invio di bonifici verso soggetti terzi può generare allarmi. Le abitudini bancarie comuni non sono più invisibili agli occhi dello Stato.

La legittimità di spendere i propri soldi resta intatta, ma con un’importante condizione: ogni operazione deve essere giustificabile. Questo principio vale non solo per il denaro ricevuto, ma anche per quello che si trasferisce o si preleva. Non è raro che cittadini apparentemente “in regola” si trovino a dover rispondere di movimenti bancari ritenuti anomali, soprattutto in assenza di documentazione certa a supporto.

Come ha sottolineato il post Instagram di Money, il controllo sui conti non è più solo una possibilità, ma una prassi ormai consolidata, rafforzata anche da recenti sentenze. Se un tempo i controlli si concentravano solo su imprenditori e professionisti, oggi nessuno è escluso.

L’occhio silenzioso che osserva tutto

Secondo quanto previsto dall’articolo 32 del DPR 600/1973, l’Agenzia delle Entrate è autorizzata a verificare ogni movimento su qualsiasi conto corrente, chiedendo spiegazioni e documenti a chi non è in grado di dimostrare la provenienza o la destinazione del denaro. In caso di movimenti non giustificati, si presume l’esistenza di redditi non dichiarati, aprendo la strada a potenziali accertamenti fiscali.

Un caso concreto ha dimostrato la severità del sistema: durante un’indagine della Guardia di Finanza, sono stati esaminati non solo i conti aziendali, ma anche quelli personali del rappresentante legale e dei suoi familiari. Le irregolarità riscontrate, tra cui fatture sospette e spese non pertinenti, hanno portato a un’indagine fiscale approfondita sull’intero patrimonio. L’assenza di prove documentali adeguate ha dato il via a un accertamento completo.

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Controlli fisco (Canva foto) – www.systemcue.it

La svolta giudiziaria che cambia le regole

Con l’ordinanza n. 16850 del 19 giugno 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito che ogni cittadino deve essere pronto a giustificare qualsiasi entrata o uscita dal proprio conto. In altre parole, non basta affermare che il denaro è proprio: bisogna dimostrarlo con documenti precisi, datati e coerenti con la propria attività o situazione patrimoniale. Anche i versamenti e prelievi apparentemente innocui possono diventare oggetto di verifica.

La Corte ha inoltre chiarito che la presunzione dell’Agenzia delle Entrate è automatica, non ha bisogno di prove “gravi, precise e concordanti”. Spetta al contribuente fornire una prova dettagliata e analitica per ogni movimento contestato.