FISCO, appena sancita l’alleanza con WhatsApp | Basta un messaggino per fregarti: finisci nella “Black List” e sono dolori

WhatsApp e pericoli (Depositphotos foto) - www.systemcue.it
Ora anche una semplice conversazione su WhatsApp può finire sotto esame: il Fisco ha nuovi strumenti per controllarti.
Oggi il telefono, anzi lo smartphone, è praticamente diventato un’estensione del nostro corpo. Ci facciamo davvero di tutto: prenotiamo, lavoriamo, parliamo, compriamo. E questo, ovviamente, non passa inosservato a chi di mestiere si occupa di… beccare chi fa il furbo. Le nostre abitudini digitali dicono molto più di quello che crediamo.
Tra tutte le app che usiamo ogni giorno, WhatsApp è praticamente la regina. È l’app che apriamo appena svegli e chiudiamo a notte fonda. Ci passa dentro di tutto: battute, foto, ma anche accordi, numeri e magari qualche “mezza verità”. E il fatto è che, proprio perché usata così tanto, sta diventando sempre più rilevante anche per chi controlla. Sì, anche per il Fisco, incredibile ma vero.
Una volta bastava dire “è solo una chat tra amici”, ma ormai non è più così semplice. Il confine tra chiacchiera e documento si è fatto davvero sottile. Basta un messaggio poco attento e… beh, può diventare qualcosa di più serio. Ecco perché conviene fare attenzione a quello che scriviamo, anche quando ci sembra che nessuno possa vederlo.
Non è paranoia, eh. È proprio che tutto quello che passa per uno smartphone può essere recuperato. Anche se pensiamo di aver cancellato un messaggio, la traccia potrebbe essere ancora lì. In fondo, ogni chat è un piccolo archivio. E se finisce nelle mani sbagliate — o giuste, dipende dai punti di vista — può anche ritorcersi contro.
Attenzione a questi dettagli
Le cose cambiano in fretta, anche quando si parla di controlli. L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza si stanno adattando ai tempi. Ora non servono solo microspie e intercettazioni classiche: a volte basta un telefono, anzi, basta aprire WhatsApp. Non è fantascienza. Lo riporta anche Cellulari.it, parlando di una sentenza della Corte di Cassazione (la n. 1254 del 18 gennaio 2025), che ha fatto scuola.
In pratica, una chat su WhatsApp può diventare una prova legale. Già, proprio così. Anche senza autorizzazioni particolari. Se il messaggio è autentico — cioè se nessuno ne contesta la veridicità — può essere usato in caso di controlli fiscali. E non parliamo solo di messaggi scritti, ma anche di foto, audio, screenshot… insomma, tutto. E sai qual è la parte più delicata?

Ecco cosa può accadere
Che basta davvero poco. Un commento ironico, una frase detta al volo, e zac: potrebbe bastare a far scattare un controllo. Se da quella chat si capisce che c’è qualcosa che non torna con il Fisco, beh, è finita. E il punto è che anche se cancelli la conversazione, se esiste uno screenshot valido e verificabile… può essere usato lo stesso.
Non solo: la Cassazione (con la sentenza n. 8376 del 2025) ha anche chiarito che il cellulare può essere sequestrato durante un’indagine fiscale. Ovviamente seguendo regole precise, ma può succedere. Già dal 2018, la Guardia di Finanza aveva detto chiaro e tondo che i dispositivi elettronici fanno parte dei controlli. In sostanza, ora il Fisco non guarda più solo ai conti in banca o ai documenti cartacei. Guarda anche le nostre chat. E questo cambia parecchio le cose.