Disagi a catena e siti down: colpa (parziale) della manutenzione su Cloudflare

Negli ultimi anni, sempre più aziende hanno adottato infrastrutture cloud e servizi di rete condivisi, appoggiandosi a fornitori terzi per gestire traffico, sicurezza e performance.
Tra questi, Cloudflare ha assunto un ruolo strategico per una larga fetta del web globale. Eppure, proprio questa dipendenza può trasformarsi in un punto critico quando qualcosa va storto, anche temporaneamente. Alcuni utenti, nella mattinata del 5 dicembre, hanno iniziato a segnalare problemi apparentemente casuali su vari siti: pagine che non si caricavano, contenuti assenti, impossibilità a effettuare login o navigare nei feed. La distribuzione disomogenea degli errori ha reso difficile capire subito l’origine del disservizio.
Non è la prima volta che episodi simili causano effetti a cascata. Già lo scorso novembre, una problematica tecnica aveva coinvolto una funzionalità anti-bot di Cloudflare, con impatti globali. In questi casi, il problema non risiede nei singoli siti, ma in un livello più profondo dell’infrastruttura digitale, spesso invisibile all’utente comune. Una falla o un semplice aggiornamento può riverberarsi su centinaia di servizi contemporaneamente.
Per chi gestisce piattaforme online, questi eventi rappresentano una sfida costante: da un lato, l’efficienza e l’affidabilità di provider come Cloudflare; dall’altro, la necessità di garantire continuità anche quando il provider stesso ha problemi. Una tensione tra centralizzazione dei servizi e resilienza distribuita, che torna al centro del dibattito ogni volta che si verifica un malfunzionamento diffuso.
Dietro le quinte di una giornata anomala
Dalle comunicazioni ufficiali pubblicate sulla status page di Cloudflare, emerge che nella mattinata del 5 dicembre erano in corso manutenzioni programmate in diversi datacenter chiave, tra cui quelli di Detroit e Chicago, ma anche in città europee come Madrid, Ginevra e Goteborg. Questi interventi, pianificati tra la notte e le prime ore del mattino (ora italiana), prevedevano il re-instradamento del traffico verso nodi alternativi.
In parallelo, è stato segnalato un problema indipendente che ha interessato dashboard e API del servizio, compromettendo temporaneamente la possibilità di accedere a funzionalità amministrative critiche. Anche se non si tratta di un blocco completo, l’impatto combinato di questi due eventi ha aumentato la probabilità di disservizi visibili lato utente, specialmente in Europa.
Quando la rete rallenta, i siti “impazziscono”
Il risultato visibile agli utenti è stato un comportamento anomalo su varie piattaforme molto popolari, tra cui LinkedIn, Substack e Canva. Alcune pagine si caricavano parzialmente, altre restituivano errori temporanei, oppure non permettevano di completare azioni fondamentali come l’invio di un modulo o l’accesso a un account.
Questo succede perché molti di questi siti si appoggiano a Cloudflare per DNS, proxy, CDN o protezioni anti-bot. Basta che uno solo dei microservizi integrati abbia problemi di routing o di latenza per compromettere l’intera esperienza utente. A volte, l’errore si manifesta solo su desktop o solo su mobile, in base al percorso di rete seguito dalla richiesta. Anche se i problemi si sono presentati a macchia di leopardo, la causa principale è da attribuire a un mix di manutenzione programmata e rallentamenti infrastrutturali in corso.
Aggiornamento ore 10:30 del 5 dicembre 2025: il problema sembra essere rientrato.
