Cold case del 1337 risolto grazie a una banca dati sui delitti medievali

Illustrazione di una scena del crimine (Canva FOTO) - systemscue.it
A volte basta una nuova tecnologia o una nuova scoperta per risolvere vecchi misteri forensi, come nel caso di questo particolare cold case.
Un prete assassinato in pieno centro a Londra, una nobildonna umiliata pubblicamente e una vendetta portata a termine con precisione quasi teatrale. Sembra la trama di un romanzo storico, e invece è tutto vero. Il caso risale al 1337, ma solo oggi, grazie a uno studio dell’Università di Cambridge e a un progetto chiamato Medieval Murder Maps, si è arrivati a una sorprendente ricostruzione dell’accaduto.
Il progetto in questione è una mappa interattiva che localizza omicidi medievali avvenuti a Londra, Oxford e York. Ogni punto sulla cartina racconta una storia presa dai verbali del coroner o da lettere d’archivio. Tra oltre cento casi, ce n’è uno che ha attirato l’attenzione degli studiosi: l’assassinio del sacerdote John Forde. Un delitto brutale, consumato in strada, sotto gli occhi di molti.
Le lettere e i documenti dell’epoca raccontano una vicenda complicata, che intreccia potere ecclesiastico, passioni proibite e punizioni pubbliche. Forde, a quanto pare, non era un prete modello: avrebbe avuto una relazione con una certa Ela Fitzpayne, donna dell’alta nobiltà. Quando la cosa venne scoperta, fu lei, e non lui, a pagare il prezzo più alto, con una condanna a sette anni di penitenze pubbliche.
Per secoli il caso è rimasto senza risposte. Ma ora, grazie a un’analisi incrociata di fonti latine, codici penali medievali e indizi sparsi tra le righe dei documenti, i ricercatori propongono un’ipotesi forte: la morte di Forde fu una vendetta orchestrata da Ela, che scelse di agire con freddezza, servendosi della propria famiglia per colpire.
La relazione proibita e la condanna pubblica
John Forde era un sacerdote, ma la sua condotta pareva piuttosto lontana dalla rettitudine clericale. Le lettere dell’arcivescovo di Canterbury, Simon Mepham, lo accusano apertamente di adulterio con Ela Fitzpayne e forse anche con altre donne. A seguito dello scandalo, Ela fu costretta a un’umiliante penitenza: ogni anno, per sette anni, avrebbe dovuto attraversare scalza la navata della cattedrale di Salisbury.
Le carte raccontano anche di un episodio oscuro: Ela, suo marito e lo stesso Forde avrebbero messo in atto una rapina a un priorato, portando via animali e beni sacri. Questo fa pensare a un legame piuttosto forte tra i tre, almeno fino al momento in cui, con ogni probabilità, Forde la tradì, raccontando tutto all’arcivescovo. Da lì partì la condanna, e forse (ma è solo un’ipotesi) nacque la sete di vendetta.

L’agguato in strada e la sete di vendetta
L’omicidio avvenne una sera qualsiasi nei pressi di St. Paul’s Cathedral, in pieno centro a Londra. Era il 1337. Tre uomini aggredirono il sacerdote in mezzo alla folla: uno lo colpì alla gola, gli altri due lo trafissero all’addome. Testimoni dell’epoca riconobbero nei responsabili il fratello di Ela e due suoi ex servitori. Secondo lo studio guidato da Manuel Eisner e pubblicato su Criminal Law Forum, si tratterebbe di un omicidio su commissione, freddo e calcolato, con una chiara motivazione: la vendetta per l’umiliazione subita.
Ela non agì subito. Aspettò. L’arcivescovo Mepham, l’uomo che l’aveva condannata, morì nel 1333. Solo dopo la sua scomparsa, e quattro anni di silenzio, Ela passò all’azione. In una delle lettere conservate, l’arcivescovo la descriveva come guidata da “orgoglio” e dal “demonio”. Parole forti, che dipingono un quadro quasi teatrale. Ma quel che è certo, oggi, è che Forde non fu mai punito dalla Chiesa, mentre Ela subì un’umiliazione pubblica profonda. Questo squilibrio, forse, è ciò che ha davvero armato la mano dei sicari.