Bonifici, per quelli tra parenti ora il Fisco ha le mani legate | Appena passato il decreto: non si possono tassare questi soldi

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I bonifici, se configurati come aiuti o donazioni, non sono tassati: cosa prevede la normativa e quando interviene il fisco.
Da un po’ di tempo si sta assistendo ad un’intensificazione dei controlli sul fisco da parte dell’Agenzia delle Entrate, complici anche le innovazioni in materia di IA e le semplificazioni digitalizzate su atti come, ad esempio, la dichiarazione dei redditi.
Dal canto loro, i trasferimenti di denaro attraverso bonifici bancari sono da sempre monitorati dall’Agenzia, specialmente quando potrebbero nascondere redditi non dichiarati.
Tuttavia, un’interpretazione normativa, avallata anche da specialisti del settore, ha chiarito che alcune categorie di bonifici, in particolari situazioni, non sono soggette a imposte dirette.
Tale lettura fornisce maggiore certezza legale e riduce le possibilità di dispute tra contribuenti e fisco, in particolare in casi di aiuto economico condivise tra determinati soggetti.
Il chiarimento necessario
Come chiarito anche dal portale La Legge per Tutti, al 1 marzo 2024, alcune operazioni di trasferimento di denaro si trovano sotto un maggior controllo fiscale, in particolare quelle connesse a deduzioni per interventi edilizi o per il miglioramento delle performance energetiche. In tali situazioni, le banche e Poste Italiane applicano una ritenuta del 11% sull’importo (al lordo dell’IVA) come acconto fiscale. Tuttavia, esiste un tipo di bonifico che riceve un trattamento particolare e, in linea generale, non è soggetto a tassazione Irpef: i trasferimenti di denaro tra familiari diretti.
Secondo quanto riportato dalla redazione di Tutto Notizie e dal profilo Instagram dell’avvocato esperto Angelo Greco, i bonifici ricevuti da genitori, figli, fratelli, nonni o zii vengono solitamente considerati come sostegni familiari o donazioni. Questo avviene perché tra familiari più prossimi esiste un dovere di assistenza reciproca, in particolare se la convivenza abitativa è reciproca. In tali situazioni, il carico della prova cambia: non è più il contribuente a dover attestare che il denaro ottenuto non costituisce reddito, ma è l’amministrazione fiscale che deve dimostrare il contrario, cioè che l’importo sia un compenso per una prestazione lavorativa.

I limiti previsti
Pur godendo di questa protezione, le donazioni di denaro possono necessitare di ulteriori formalità se superano certi limiti: fino a 1 milione di euro per donazioni dai genitori o dai nonni, senza imposta, si applica una tassazione del 4% sull’importo che supera tale somma; fino a 100. 000 euro da fratelli o sorelle, si applica imposta del 6% sull’eccedenza; da altri familiari, il 6% senza franchigia; da soggetti non parenti, l’8% senza franchigia.
In sintesi, questa spiegazione normativa protegge i trasferimenti effettuati per supporto alla famiglia e quindi impedisce che casi di aiuto reciproco siano fraintesi come evasione delle tasse. Tuttavia, è sempre cruciale mantenere la documentazione bancaria in qualsiasi formato e, nel caso di somme elevate, rispettare le procedure ufficiali per evitare eventuali controversie in futuro.