Attenzione massima, l’Agenzia delle Entrate va a guardare anche il passato | Ora vuole anche i soldi delle cartelle prescritte: sono un mare di soldi

Coppia disperata (Pexels foto) - www.systemcue.it
Anche se sembrano finite, le cartelle esattoriali possono ancora colpire: cosa significa per chi ha pendenze con il Fisco.
Ricevere una cartella esattoriale non è mai una di quelle cose che si dimenticano in fretta. Anzi, per molti rappresenta un vero e proprio campanello d’allarme. Tra cifre, scadenze e avvisi, quel documento diventa una fonte di tensione immediata, difficile da ignorare anche solo per qualche giorno.
Il vero nodo però non è solo la somma da saldare, ma tutto il meccanismo che può scattare in seguito. Molti si illudono che lasciar correre il tempo basti per sistemare tutto. Ma la realtà è ben diversa. C’è un altro elemento, spesso trascurato, che può ribaltare la situazione anche a distanza di anni.
È diffusa l’idea che, se un debito è passato da tempo, sia automaticamente prescritto. Eppure, questa convinzione è tutt’altro che sicura. La prescrizione non è un salvagente che funziona sempre e comunque. Basta un passaggio sbagliato o una notifica ignorata per perdere quella tutela. E il silenzio, in questo contesto, rischia di costare caro.
Il tempo può giocare brutti scherzi. Anni dopo, quando ormai il debito è stato dimenticato, può arrivare una nuova comunicazione che riapre tutto. E ignorarla pensando che non abbia più valore è un errore serio. Il Fisco non dimentica, e se arriva una notifica, va affrontata. Perché dietro a quel foglio può nascondersi molto più di quanto sembri.
Una nuova decisione che cambia gli equilibri
La Corte di Cassazione è intervenuta con una sentenza che chiarisce le cose. La n. 20476/2025 afferma con decisione che l’intimazione di pagamento non può essere lasciata senza risposta. Anche se si ritiene che il debito sia prescritto, bisogna comunque contestarla entro i termini previsti. Altrimenti, tutto torna in gioco.
Questo vuol dire che non agire equivale a perdere il diritto di difesa. Anche se ci sono vizi nella notifica o errori evidenti, non presentare ricorso nei tempi previsti rende il debito attivo e difficilmente annullabile. Una mossa che, di fatto, rafforza la posizione dell’amministrazione fiscale.

Quello che sembrava finito può riaprirsi
Come riporta Brocardi.it, il contribuente deve agire subito, anche se crede di non dover più nulla. Se arriva un’intimazione, non ci si può permettere di ignorarla. Trascorsi 60 giorni senza opposizione, anche un vecchio debito teoricamente prescritto può tornare a farsi valere.
Oggi non è più possibile restare immobili sperando che il tempo sistemi tutto. Il rischio è che lo Stato possa procedere indisturbato, anche in presenza di errori formali nelle vecchie comunicazioni. Una piccola distrazione, come una notifica ignorata, può rimettere in moto l’intero meccanismo. E a quel punto, uscirne non è affatto semplice.