Approvata la “Tassa tecnologia” | La paghi ogni volta che compri un dispositivo: una batosta che equivale al 40% del totale

Tassa tecnologia acquisto di computer e cellulare (Canva foto) - www.systemscue.it
Un aumento nascosto fa lievitare i prezzi di smartphone e altri dispositivi: ecco perché si spende sempre di più.
In un momento in cui molti approfittano dei saldi estivi per cambiare smartphone o acquistare un nuovo portatile, un dettaglio apparentemente invisibile pesa sulle tasche degli utenti.
I rincari non sempre dipendono dai produttori o dai rivenditori: esistono voci di costo che si insinuano nel prezzo finale senza essere esplicitamente indicate. La loro origine ha radici in regolamenti che pochi conoscono e che, pur essendo in vigore da anni, continuano a generare perplessità.
La percezione di un prezzo più alto non sempre coincide con un reale aumento del valore del prodotto. In alcuni casi, è una tassa silenziosa a far lievitare il costo d’acquisto. Il punto è che, per quanto possa sembrare marginale, questa voce può incidere anche del 40% sul prezzo finale di un dispositivo tecnologico. Eppure, in pochi saprebbero spiegarne l’origine o le ragioni.
Il meccanismo alla base è semplice e al tempo stesso poco trasparente: chi compra un dispositivo tecnologico, paga anche un compenso per i contenuti digitali che potenzialmente archivierà.
un dettaglio poco noto che pesa sempre di più
Come spiega Mistergadget, la cosiddetta “tassa tecnologia” corrisponde in realtà al compenso per copia privata, una misura prevista per riconoscere agli autori un’indennità per le copie legali delle loro opere. L’importo si applica direttamente al prezzo di vendita di dispositivi capaci di memorizzare contenuti, indipendentemente dall’uso effettivo che ne farà l’utente. È un sistema rodato, ma per molti ancora sconosciuto.
Con il nuovo decreto, però, il valore di questa tassa subirà modifiche significative. Gli aumenti coinvolgeranno smartphone, tablet, PC, smartwatch, chiavette USB, ma anche il Cloud e i supporti ottici. Non si tratta di cifre astronomiche in sé, ma l’effetto cumulativo si farà sentire, soprattutto su dispositivi con grandi capacità di memoria, dove il rincaro può toccare e superare il 40%.

La tecnologia costa di più, e non per colpa dei produttori
Nel caso di uno smartphone da 512 GB a 1 TB, l’aumento può arrivare fino a 9 euro, mentre per i computer il rincaro oscilla tra i 5 e i 6 euro. Anche i dispositivi più piccoli, come wearable e schede SD, non sono esenti: qui l’impatto varia dai 2 ai 6 euro, sempre in proporzione alla capacità. Il rincaro non è proporzionale al costo totale del prodotto, ma è sufficiente per modificare la percezione dell’acquisto.
Una delle novità più rilevanti riguarda il Cloud, che ora rientra nel nuovo tariffario: anche i servizi online potrebbero smettere di offrire spazio gratuito, proprio per compensare questa imposizione. È una dinamica che rischia di colpire gli utenti più di quanto appaia: il prezzo finale include ormai costi nascosti che nulla hanno a che fare con la tecnologia in sé, ma con il modo in cui la utilizziamo quotidianamente.