ADDIO Assegno di Inclusione | Siamo veramente alla frutta: nessuno lo percepirà più

Illustrazione dell'assegno d'inclusione (Canva FOTO) .- systemscue.it
Purtroppo bisognerà dire addio all’Assegno di Inclusione, e praticamente tutti non lo percepiranno più e per molto tempo.
L’Assegno di Inclusione è una misura di sostegno economico pensata per aiutare le famiglie in difficoltà economica, in particolare quelle con minori, anziani o persone con disabilità.
Introdotto in sostituzione del Reddito di Cittadinanza, ha l’obiettivo non solo di offrire un aiuto finanziario, ma anche di favorire l’inserimento lavorativo e sociale dei beneficiari attraverso percorsi personalizzati.
L’importo varia in base al reddito, alla composizione del nucleo familiare e ad altri parametri, e viene erogato mensilmente, a fronte di requisiti precisi e obblighi di partecipazione a programmi di attivazione.
In sintesi, l’Assegno di Inclusione vuole essere non solo un sussidio, ma un’occasione di rilancio, per rimettere in moto chi rischia di restare ai margini.
Non è una buona notizia
Nella marea di messaggi che si ricevono ogni giorno, ce ne sono alcuni che fanno sobbalzare. Ecco, quelli arrivati in questi giorni dall’INPS a molti beneficiari dell’Assegno di Inclusione non sono certo tra i più rassicuranti. Nessuna minaccia, sia chiaro, ma un avviso chiaro e secco: i 18 mesi di erogazione stanno per scadere. Bisogna muoversi, e farlo in fretta.
La comunicazione è arrivata via SMS, tra il 26 e il 30 giugno, e non lascia spazio a dubbi. Chi ha ricevuto l’aiuto dallo scorso anno è ora chiamato a presentare una nuova domanda, altrimenti l’assegno si interrompe. E non si tratta di un rinnovo automatico. È proprio necessario riprendere tutto il percorso, anche se alcune condizioni restano invariate. Non una bella sorpresa per chi già vive con l’acqua alla gola (Fonte: ot11ot2).

Cosa bisogna fare
Come riportato da ot11ot2, il passaggio cruciale riguarda il Patto di Attivazione Digitale (PAD). Se non ci sono cambiamenti nel nucleo familiare, non serve rifarlo. Ma se c’è stato qualcosa—una nascita, un lutto, un cambio di residenza—il PAD va aggiornato. Non è burocrazia fine a se stessa: è il modo per garantire che il sostegno sia proporzionato alla nuova situazione.
E poi c’è un altro vincolo da non dimenticare: dopo aver ripresentato la richiesta, entro 120 giorni bisogna fissare un appuntamento con i servizi sociali. Saltarlo o posticiparlo troppo può costare caro: sospensione dell’assegno o, nel peggiore dei casi, perdita definitiva del beneficio. Per chi ha dubbi, il consiglio più sensato è quello di rivolgersi a un CAF: meglio chiarire subito, che ritrovarsi a rincorrere scadenze dimenticate (Fonte: ot11ot2.it).